La Riforma Gemini, tra le varie riforme che riguardano il mondo scuola/università, suggerisce un ridimensionamento dello studio della geografia. Le prime critiche sono state lanciate alcuni gioni fa dall’Associzione italiana degli insegnanti di geografia (Aiig) e dalla Società geografica italiana (Sgi Onlus). L’appello dei due organismi è stato ripreso dal Centro turistico studentesco, che ha sottoposto un instant pool ad un campione di 500 giovani in età universitaria, dai 18 ai 30 anni. La domanda, lapidaria, non lascia possibilità d’interpretazione: «Geografia da buttare?». Il 79,6% degli intervistati si è schierato seccamente dalla parte del no, considerando importante la geografia nell’insegnamento secondario per la formazione di ciascun studente, soprattutto nel facilitare la comprensione di culture differenti. La mobilitazione in rete è partita: l’appello congiunto di Aiig e Sgi (che è possibile firmare su www.aiig.it) ha toccato quota 28.500 adesioni, a testimonianza dell’importanza di una materia che non si adatta ad essere relegata a “cenerentola” della didattica.
Ovvero la più significativa manifestazione di settore in Italia dedicata all’orientamento universitario, formativo e professionale post-diploma e post laurea.